250 Anni Di Vita Diocesana

250 Anni Di Vita Diocesana

” Da due secoli e mezzo, siamo una comunità diocesana riunita e guidata dal suo vescovo pro tempore, corredata da strutture di Curia e di uffici pastorali e da vari organismi ecclesiali che la fanno “ funzionare”. La Chiesa biellese inizia il suo percorso con la predicazione del Vangelo operata da S. Eusebio di Vercelli nel sec. IV, percorre i secoli e dal XII  vede la presenza del Capitolo del Canonici di S. Stefano, strettamente uniti al Santuario di Oropa e al culto della Madonna Nera lassù grandemente venerata. Nel 1772  inseguito a diverse vicende storiche, Papa Clemente XIV istituisce la diocesi di Biella:  ne delimita il territorio, nomina il primo vescovo ( e oggi siamo a quota 16), eleva il duomo di  S. Stefano e S. Maria Maggiore alla dignità di Cattedrale. I biellesi individuano e corredano di beni ecclesiastici il Palazzo vescovile, per ospitare il Pastore della nostra Chiesa. Scorporata da Vercelli, la nostra diocesi si avvìa in un cammino di assetto pastorale che unisce costantemente l’annuncio del Vangelo, il culto cristiano per la maggior gloria di Dio e l’esercizio della carità  verso tutti, in particolare verso i più poveri. Anche nei periodi più fecondi ove lavoro e benessere non mancavano, la Chiesa diocesana si è sempre occupata con attenta dedizione di servire i più deboli, quelli sprovvisti di beni materiali idonei ad una vita dignitosa e al contempo di intercettare i disagi, la solitudine, l’emarginazione, la povertà spirituale e culturale di tantissime persone. Il Vangelo di Gesù incontra e sostiene tutta la persona, anima e corpo, la salvezza riguarda la carne e lo spirito. Commemorare una data significativa del cammino diocesano, dunque, non corrisponde a calendarizzare soltanto eventi, riti liturgici, attività culturali, artistiche o ravvivare memorie storiche. Vuol dire invece, che la Chiesa biellese deve confrontarsi con una domanda: Chiesa di Dio che sei e operi in Biella, in che modo sei chiamata a conversione, purificazione e rinnovamento?. Un interrogativo che dal vescovo, dai preti, dagli organismi pastorali fluisce e vuole raggiungere tutti: le parrocchie, i gruppi ecclesiali, i movimenti, le associazioni, i singoli fedeli. E al contempo interpellare chi non si identifica con la vocazione della Chiesa, chi la scruta, la giudica e forse possiede delle domande inevase da porre ai credenti, in un dialogo aperto, sincero e costruttivo.  Ricordare la genesi della diocesi,  corrisponde ad un impegnativo lavoro di autocoscienza ecclesiale, disponendosi ad una apertura a cose nuove che da un lato ci possono impaurire e dall’altro, ci spingono fuori dalle nostre sicurezze o da certi schemi desueti e bisognosi di un autentico aggiornamento. Già nella Bolla papale del 1772 con la quale si crea la Diocesi, non mancano accenni al dinamismo della carità, evidentemente pensata e vissuta nelle forme adatte allo spirito di quei tempi.  Oggi la carità nella sua dilatata fantasia abbisogna equipes, di strutture nuove ed attive, avviene in rete con il territorio e con diversi organismi. La Caritas frutto privilegiato dal Concilio Vaticano II è presenza attiva sul territorio, voce della chiesa diocesana in dialogo con tanti enti e con tantissime persone. Attenta agli stili di vita odierni, intercetta bisogni e problematiche cui offrire vicinanza, sostegno concreto, accendendo itinerari ed impiegando risorse e talenti. Con il lavoro quotidiano di tanti uomini e donne è protesa all’inclusione, alla integrazione e alla missione ecclesiale. Come non ringraziare il Signore per questo dono della Caritas diocesana, che tiene viva l’istanza fondamentale del Vangelo, nel quale Gesù stesso fa coincidere la sua presenza nel mondo, nella persona del più povero.”

DON MASSIMO MINOLA.