Umanità in movimento

27 anni, camerunense, in Italia da 8 anni, oggi mediatore culturale. Sicuro di sé, molto curioso, particolarmente in gamba. 

28 anni, afghano di origine hindi, in Italia da 2 anni, oggi inserito nel progetto SAI Valdilana. Persona dalla conoscenza infinita, estremamente coraggioso, desideroso di incontri. 

Cos’hanno in comune queste due persone? Potremmo dire senz’altro: una fuga obbligata dal proprio paese, torture subite ripetutamente per motivi futili e illogici, oppure ancora un viaggio tragico, disumano, logorante, o un’accoglienza in Italia che parte da Biella… ma ciò che vogliamo raccontare di queste due storie è un incontro, un’esperienza fatta solo di persone, di conoscenza reciproca e di sincerità. 

È così che più di 200 ragazzi e ragazze dell’ITIS Q. SELLA di Biella hanno avuto la possibilità di ascoltare la voce di chi non ha mai voce in capitolo, di chi ha qualcosa da raccontare che difficilmente si può leggere in giro, di incontrare chi pensiamo sia diverso e lontano da noi… e di conoscere queste due vite, che fino a prima non si erano mai incrociate l’una con l’altra. 

Su richiesta degli insegnanti, nasce così il progetto UMANITA’ IN MOVIMENTO, alla sua seconda edizione, il cui intento è entrare nelle pieghe del fenomeno migratorio per CONOSCERE, INCONTRARE e CAPIRE, al fine di promuovere una coscienza critica che sia motore della convivenza civile e dell’integrazione. Infatti, luoghi comuni e conoscenze fragili agevolano modi di pensare superficiali, sicuramente alimentati dalla spettacolarità delle notizie veicolate dai media e dal susseguirsi di informazioni incomplete. 

Il progetto, strutturato su due incontri per ciascuna classe coinvolta (11 in tutto), si è aperto a marzo con un primo laboratorio che, tramite l’analisi di dati e dinamiche, ripercorre la questione dei migranti, al fine di confrontarsi e dibattere in maniera costruttiva; al primo incontro, se ne è susseguito un altro che ha visto protagonisti i nostri due amici, in una mattinata fatta di domande, stupore, sdegno, empatia. 

Tante domande, profondo silenzio e concentrazione, molta disumanità raccontata con tanta umanità… e sapete la cosa più bella? Un abbraccio, lungo, spontaneo, vero, tra due vite assurde che riprendono a sperare qui, davanti a tanti giovani ragazzi, in un’aula soleggiata e trepidante di emozioni. 

Perché l’umanità è in movimento, da sempre.
Perché l’umanità è una sola, e dobbiamo riconoscerlo.
Perché l’umanità è fatta di incontri, di relazioni… che vogliamo continuare a promuovere!