L'anno che verrà

L’anno che verrà

“Zona Franca” e “Custodi del bello”. Questi i nomi dei due progetti in fase di sviluppo ed avvio su cui lavoreremo, in termini di novità, prioritariamente in questo anno. Si tratta di due azioni che rivestono importanza speciale nella visione Caritas di animazione della comunità.

Il primo, infatti, prova a mettere luce con la concretezza dell’accoglienza di donne vittime di tratta, in collaborazione con Cooperativa Maria Cecilia, ente antitratta accreditato, il tema delle schiavitù contemporanee, neanche così nascoste, vicine a casa e alimentate da illegalità, violenza e clienti.

“Le prostitute vi precederanno nel regno dei cieli”. L’accoglienza è per loro.  Il monito è a noi e alla nostra indifferenza.

Il coinvolgimento attivo di persone fragili nella sistemazione di beni comuni, quali aree verdi, sentieri, strade cittadine, è invece l’obiettivo su cui concentreremo ulteriori energie. Ci appoggeremo ad una rete nazionale di enti che operano in questa direzione e lo faremo con le amministrazioni locali, promuovendo le capacità delle persone che incontriamo nei nostri servizi e contemporaneamente un’idea di comunità che si prende cura dei luoghi e delle persone.

Saranno poi rinforzati gli sforzi del nostro variegato sistema di accoglienza, accompagnati al rinnovamento alcuni servizi di sostegno materiale ai poveri, nonché mantenuto lo sforzo avviato in questo periodo di particolare emergenza per i più poveri dovuto a inflazione e caro bollette (“povertà energetica”). Microcredito attraverso il fondo “Fratelli tutti”, progetti di sostegno all’inserimento lavorativo con “Lente sul lavoro”, i  corridoi umanitari” “Fra Galdino salute” per il sostegno a chi non riesce a curarsi adeguatamente saranno rilanciati. Sarà confermata la consueta finestra sul mondo con alcuni micro progetti internazionali in collaborazione con altri enti per evitare di chiudere gli orizzonti a noi stessi.

Le attività formative per noi centrali proseguiranno sia nelle scuole (sui temi della tratta, della pace e dell’economia civile), ma anche in favore delle centinaia di volontari che operano sul territorio con il percorso permanente e condiviso con tante realtà caritative del territorio denominato “La via dei poveri”.

Una profonda riflessione sulla dimensione dell’ascolto auspichiamo porti all’avvio di ulteriori spazi specifici e competenti di ascolto, ma soprattutto ad un percorso culturale che apra le nostre comunità a questa dimensione nella quotidianità.

La chiave di lettera che proveremo anche quest’anno ad utilizzare sarà lo sviluppo di comunità, di fraternità, di cura. Il parametro di valutazione primo dell’esito dei percorsi non sarà quindi il quanto abbiamo erogato, ma quante relazioni positive abbiamo attivato, non il riconoscimento sociale avuto, ma la capacità di advocacy e fraternità verso chi più soffre che abbiamo sviluppato.