Che cos’è l’economia civile

O è civile, o non è economia

Le molte crisi dei nostri tempi, dalla pandemia al cambiamento climatico, dall’aumento delle disuguaglianze alla guerra, dimostrano il fallimento dei modelli economici che hanno dominato negli ultimi decenni. Per cambiare rotta c’è un contesto nuovo quello dell’economia civile, un modello di sviluppo inclusivo, partecipato e collaborativo che parte del basso e rappresenta una valida risposta alle difficoltà del nostro tempo.

Fino ad oggi ci siamo retti solo sul modello Stato – Mercato, mentre in realtà oltre al pubblico e al privato c’è anche l’ambito della società civile organizzata, legato alle imprese sociali e al cosiddetto terzo settore, al volontariato e all’associazionismo, che devono assumere un ruolo sempre più centrale nel ripensare i modelli di benessere e welfare sociale.

L’idea di base dell’economia civile è quella di passare da una visione dell’uomo come homo hominis lupus, al centro del modello economico classico e secondo il quale ogni uomo è un lupo nei confronti degli altri uomini, ad un nuovo paradigma secondo cui l’uomo è homo homini natura amicus, ovvero ogni uomo è per natura amico dell’altro uomo. In questo contesto, anche l’attività economica ha bisogno di virtù civili, di valori di riferimento per tendere al bene comune, più che alla ricerca di sole soddisfazioni individuali e alla realizzazione del bene totale. Il bene comune infatti è il risultato di una produttoria e non della mera somma degli interessi dei singoli individui.

In concreto questo significa che mentre per l’economia classica l’importante è la massimizzazione dei profitti, del Pil, per l’economia civile invece il fine è la realizzazione del bene comune. La prima considera l’economia un’attività che non ha nulla a che vedere con l’etica e la politica, la seconda esige che tra le tre sfere ci sia un dialogo continuo, mettendo al centro la fiducia, la reciprocità e la cooperazione.

L’economia civile garantisce una biodiversità economica, e con questo spirito è importante che nascano dal basso imprese sociali capaci di dispiegare il loro potenziale di soggetti d’impresa non più finalizzati al solo profitto, ma anche alla produzione di utilità sociale. In questa direzione, stanno andando anche molte imprese for profit che scelgono di adottare lo statuto di Società Benefit, un modello d’impresa innovativo e virtuoso che si impegna a formalizzare il proprio contributo e i propri obiettivi, comunicandoli in maniera trasparente ai propri stakeholder.

Questanuovaformadi welfarecivilesifondaquindisullacollaborazionetratresoggettidiversi,lo Stato, le imprese e la società civile (o Terzo settore), secondo il principio di sussidiarietà circolare, e rappresenta una risposta efficace anche in termini di vincoli di bilancio alle nuove esigenze espresse dalla nostra complessa società contemporanea, con bisogni molto diversificati e con sempre più nuove forme di povertà, non solo economica.

Anche a Biella negli ultimi anni, grazie alla collaborazione tra la Diocesi, la Fondazione Cassa di Risparmio, il Consorzio Sociale Il filo da tessere e la Scuola di Economia Civile ha preso vita un percorso di divulgazione dei temi dell’economia civile rivolto a imprenditori, amministratori pubblici, cooperatori sociali e studenti delle scuole medie superiori, che ha avuto un’ottima accoglienza e una significativa partecipazione, segno che anche nel biellese soffia un vento di cambiamento e di desiderio di progresso civile.

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Diana Sartori