“Non sprecate questi giorni difficili”

Non sprecate questi giorni difficili”. È stato l’appello del Papa a ritrovare, in questo periodo in cui l’attenzione agli altri è messa a dura prova, la concretezza dei gesti quotidiani e delle relazioni.

Così, su stimolo anche di chi mi ha chiesto in questo tempo difficile di condividere qualche riflessione, ho ripensato al modo in cui sia personalmente che come direttore della Caritas diocesana ho potuto vedere che questo invito del santo Padre si sia concretizzato.

Per raccontarlo utilizzerò alcune, tra le tante, immagini tratte dalle straordinarie e silenziose (e quindi ai più nascoste) esperienze di questi mesi, dagli incontri, dai progetti, dalle belle fatiche.Forse stona un po’ scriverlo, ma davvero credo che, nonostante, o forse a partire dalle pur presenti grandi sofferenze, questo tempo possa essere un tempo fecondo.

“Sacrificio” e vocazione contro la paura

“Il sacrificio a me, il piacere agli altri, la gloria a Dio”era solito dire il venerabile don Fontanella. L’avevo letto molte volte in un grande quadro che si trova in Seminario a Biella, ma lo stupore nel leggerlo sull’immagine del profilo di whatsApp di una giovane (e per nulla avvezza ad esternazioni) operatrice che lavora nella nostra èquipe che si occupa dei senza dimora nei giorni della massima chiusura per la pandemia, mi ha toccato e provocato. C’è vocazionenel suo lavoro. C’è Amore.  Il “sacrificio” (lett. “rendere sacro”) non permette alla paura di avere l’ultima parola, anche nel prendersi cura in un momento difficile di persone, a volte difficili, già normalmente emarginate e che il decreto #iorestoacasa non potevano certo rispettarlo, perché, appunto, senza casa.  Così, grazie alla sua e ad altre energiche analoghe disponibilità, non solo non è stato mai chiuso il dormitorio, ma si sono attivati un centro diurno per senza dimora ed una rete di accoglienza straordinaria in appartamenti e case parrocchiali della città, arrivando nel momento più difficile, forse per la prima volta a Biella, a non avere più nessuna persona per strada.

Generosità e fraternità come antidoto al dolore

Mentre la nostra Caritas diocesana e le tante realtà caritative parrocchiali, sono state costrette a rimodulare i loro servizi essenziali per adeguarli alle indicazioni governative (mensa, empori, accoglienze, sostegno alimentare, ascolto etc.), ma senza lasciare indietro le richieste dei più fragili, è stato inoltre necessario fare proprie nuove preoccupazioni e sofferenzedei più poveri, con un impegno rinnovato da parte di tutti noi a favore della comunità. Per questo la nostra Diocesi ha più volte in queste settimane invitato tutti noi ad aprire ulteriormente i cuori, a non ripiegarsi su stessi.

La proposta di rilanciare Frà Galdino salute,avviata solo pochi mesi fa in occasione della giornata del malato, è stata un primo strumento concreto ed educativo, per fronteggiare questo difficile momento continuando ad essere e sentirci comunità, allargando l’intervento di sostegno ai fratelli che faticano nel potersi curare adeguatamente.

E lagenerosità di tante personeè stata sorprendente, su questo fronte, ma anche in molti altri modi. Insieme alle tante telefonate di richiesta di aiuto, il telefono “arroventato” della nostra Caritas è stato anche scaldato da tantissime disponibilità all’impegno come volontari, dalla condivisione di iniziative di diversi gruppi specifici di persone e/o aziende finalizzate al sostegno ai poveri, dall’ aumento notevole di donazioni, dal rincorrersi di supermercati per l’avvio in tempi rapidissimi di iniziative di “spesa sospesa” in praticamente ogni luogo del biellese. Per questo abbiamo scelto #continuiAmo ad essere comunità come hastag sul nostro sito per queste settimane. (www.caritasbiella.it)

Di fronte al dramma del lutto, della solitudine, della paura (e ora per molti di una crescente poverta!) insieme alla preghierae alla vicinanza a chi ha sofferto o soffre, è stato ed è bello vedere come l’offrire sostegno concretofaccia spazio a quella speranzache, se condivisa, diventa antidoto al dolore.

I poveri e i giovani protagonisti

La nostra piccola Caritas diocesana ha quindi provato a cogliere l’invito alla concretezza della carità lanciato dal Papa aprendo o rinforzando nuovi ambiti di attenzione ai più fragili: senza dimora, giostrai, nomadi e itineranti, assistenti familiari che hanno perso il lavoro, detenuti, persone non residenti bloccate sul nostro territorio, famiglie escluse da ogni forma di aiuto.

Per farlo, in un momento difficile anche per molti volontari e per le loro famiglie, è stata ed è tuttora necessaria un’iniezione di nuova energia ed entusiasmo. E ci hanno pensato tanti giovani nuovi volontari che hanno sostenuto e tuttora collaborano in servizi storici, ma anche in nuovi contesti, quali il campo nomadi. Che carica! Che slancio! Da tempo non se ne percepiva uno simile.

Accanto a loro, anche diverse persone in situazione di difficoltà si sono messe in gioco.

E’ difficile raccontare e condividere nel profondo la bellezza del vedere ospiti di una casa di accoglienza protagonisti gioiosi in queste settimane nella gestione del servizio della mensa di condivisione o volontari notturni in nuove strutture che accolgono altre persone in difficoltà, ma anche nel recupero di derrate alimentari, negli accompagnamenti di malati o nell’esecuzione di piccole riparazioni ancor più necessarie in tempo di lockdown. Davvero l’ho vissuto come un piccolo segno di anticipazione del Regno di Dio, dove i piccoli ci passeranno davanti. Gesù non “assiste”, libera. Una volta ancora, mi è stato ricordato.

Sono stato e sono testimone davvero di generosità grandi, di solidarietà tra poveri, di protagonismo dei giovani, di collaborazioni belle e impensate tra realtà diverse. Alcune avviate, altre in fase di costruzione. Tutto questo mi fa dire che può essere un tempo fecondo.

Così, concretamente, spero e vorrei impegnarmi perché questo momento sia occasione per:

  • fare spazio ai ragazzi nei servizi di Carità avendo il coraggio di lasciarli essere protagonisti
  • costruire insieme progetti dove sempre più i cosiddetti “beneficiari” (almeno alcuni) dei nostri servizi siano parte attiva degli stessi, valorizzando con intelligenza e sensibilità le loro capacità prima che le nostre
  • ammainare il più possibile le diverse “bandiere” per fare spazio all’unica proposta di una fraternità possibile
  • fare spazio, spogliandoci delle nostre sicurezze, alla “fantasia della Carità” per avviare progetti nuovi che ci aiutino crescere nell’Amore fraterno, da sempre unica risposta per noi cristiani alle prove e sofferenze

Il Signore certo non vuole la nostra sofferenza, ma ci chiede di accoglierla e trasformarla in quel “sacrificio” che Egli stesso ci ha mostrato essere Via di felicità e per giungere a Lui.

Il tempo che abbiamo di fronte sarà ancora difficile. Sia fecondo allora per noi nella crescita dell’Amore fraterno e ci permetta di far sentire che come cristiani viviamo nella nostra Fede quella Speranza che non può che aprirci alla Carità.

Non sprechiamo questi giorni difficili.