Il femminismo di Dio

Scegliendo l’Incarnazione come metodo per rivelarsi all’uomo, Dio ha fatto fuori ab origine il problema delle “quote rosa”. Il secondo Big Bang, l’ingresso dell’Eterno nel tempo, è stato accolto dal cuore e dalla carne di una donna.

Il vangelo dell’Annunciazione racconta i fatti: sappiamo del turbamento di Maria davanti allo sfolgorante saluto dell’angelo, sappiamo come lo sbalordimento non impedisca l’affiorare in lei di una domanda umana piena di ragione e concretezza: – Come è possibile? –  Conosciamo la risposta dell’angelo, che non è una spiegazione umanamente comprensibile, ma sappiamo anche che le parole di Gabriele, quasi a incoraggiare il fidarsi di Maria, si appoggiano sulla notizia di un’altra gravidanza in atto, quella della vecchia, sterile Elisabetta, incinta perché nulla è impossibile a Dio.

Sullo sfondo della scena dell’Annunciazione è dunque presente una seconda donna al sesto mese di gravidanza, come precisa l’angelo. Allora Maria dice– Sì! – di slancio, il suo intuito femminile capta la segreta relazione tra quello che sta accadendo a lei e quanto è accaduto alla cugina. E subito, in fretta parte per visitare Elisabetta, sorella dell’impossibile che diventa possibile. La Visitazione è un incontro tra due donne che si abbracciano, perché sono state abbracciate dal Mistero buono che fa tutte le cose

Nei quadri antichi che molto dicono e molto fanno immaginare, gli artisti, nello sforzo di far “vedere l’invisibile” hanno compreso nell’abbraccio anche Gesù e Giovanni Battista; i bambini sono raffigurati rannicchiati nella pancia delle loro mamme, come minuscole ecografie, in cui Gesù risplende di raggi d’oro e Giovanni Battista si agita felice.
Facendoci vedere il vangelo, gli artisti spalancano le porte della nostra immaginazione, della nostra immedesimazione. Entrare in un quadro significa, in un certo senso, essere presenti   al fatto che il quadro racconta. Sulla Visitazione esegeti e teologi hanno scritto molto, indagando il come-dove-quando, e addentrandosi nel significato di ogni parola del saluto. Certo, Maria si mosse in fretta per servire Elisabetta ma poi?  Cosa sarà successo durante quei tre mesi in attesa del parto di Elisabetta?

Tre mesi di vita insieme, di compagnia tra una ragazza e una donna anziana, tre mesi di sussurri a proposito di gravidanze diversamente straordinarie, tre mesi di domande su come allattare e accudire i neonati, tre mesi di nausea, piedi gonfi e mal di schiena, tre mesi di Magnificat quotidiani perché ogni bambino è una benedizione e l’umanità prosegue grazie all’esercizio della maternità.

Anche se non espresso, quanto è accaduto in quei tre mesi di intimità e nascondimento è come un filo che percorre la storia  e collega la devozione per la Madonna a una trasmissione  femminile: nonne e mamme  introducono i bambini a questa amicizia, come un fatto normale che poi accompagna (specialmente) le donne, per tutta la vita.
“Passo io a prendere i bambini a scuola… ho fatto una teglia di lasagne anche per voi… ti accompagno i dal dottore …  ti impresto il vestito per la festa …vieni per un caffè, così ti sfoghi e poi diciamo il rosario”. 
Nel lasciar entrare Maria nelle nostre case, prolunghiamo il Mistero della Visitazione, che accade ogni giorno, senza che nemmeno ce ne accorgiamo: nelle piccole opere nascoste di  sorellanza, ascolto e conforto vicendevole che costellano la nostra trafficatissima vita di  donne.

Alessandra Alberto