Oltre il mare
Oltre il mare: Tra politiche restrittive e canali legali di ingresso
Le stime sulla crescita della popolazione immigrata mostrano un incremento della mobilità nei prossimi 20 anni particolarmente accelerato. Se continuassero i trend attuali, nel 2050 i migranti a livello globale raggiungerebbero i 405 milioni. Tra di essi un numero elevato di rifugiati, persone costrette a fuggire dalla propria casa a causa di guerre e persecuzioni, arrivati al numero record di 100 milioni lo scorso anno. Non è casuale, dunque, che l’articolo 79 del Trattato di funzionamento dell’Unione Europea ponga la lotta alla migrazione illegale come uno dei pilastri della politica migratoria comune.
Cogliere però i limiti insiti nelle politiche restrittive e al contempo le potenzialità collegate alle migrazioni regolari, dovrebbe caratterizzare ogni processo di discernimento, necessario per promuovere una nuova governance del fenomeno. Purtroppo ciò a cui stiamo assistendo è molto distante da questo approccio strategico e propositivo. L’incapacità di affrontare consapevolmente queste sfide alimenta, infatti, un processo di semplificazione che si traduce in politiche di corto respiro, inadeguate ad una corretta gestione delle migrazioni.
L’Europa da un lato mostra il volto accogliente di chi in questi anni ha garantito il salvataggio e l’ospitalità a centinaia di migliaia di profughi. Dall’altro lato mostra il volto più duro di chi mette in campo strumenti per bloccare i flussi dei migranti. Due atteggiamenti opposti che in entrambi i casi appaiono privi di una reale strategia.
Eppure esistono strumenti per garantire vie legali e sicure d’ingresso, ma nei fatti sono poco praticati e spesso in maniera insufficiente. Motivo per cui, in assenza di piani governativi finalizzati alla corretta gestione del fenomeno migratorio, la società civile, in Europa e oltreoceano, si è attivata per dimostrare che è possibile un cambiamento di rotta, in grado di dare risposte al bisogno di protezione di migliaia di persone in fuga ma anche al bisogno di lavoro, istruzione e sanità che interessa molti migranti cosiddetti economici. Anche il recente sforzo fatto a livello internazionale per tracciare delle linee comuni di intervento sul tema dei migranti e dei rifugiati attraverso la sottoscrizione di due importanti documenti programmatici noti con il nome di Global compact, richiama la necessità di promuovere vie alternative per una migrazione sicura, ordinata e regolare.
Lanciare lo sguardo “oltre il mare”, oltre l’emergenza e provare a capire le cause strutturali del fenomeno migratorio e come poterlo gestire al meglio dovrebbe essere non solo l’impegno dei governanti ma anche di tutte le persone di buona volontà che sanno fare passi in avanti verso chi si trova in difficoltà.
Daniele Albanese
Vi consigliamo un podcast che ha lo stesso titolo nel nostro articolo “Oltre il mare” di Actionaid con la voce di Pietro Bartolo