Vivere la realtà
“L’uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono” (salmo 48)
Cosa ne pensate? La voglia di stare bene, di essere sempre in salute, di avere un buon conto, assecondare i nostri desideri, prenderci delle libertà sono tutte cose che in sé non hanno nulla di male, ma ci fanno correre il pericolo del ripiegamento su noi stessi, dell’egoismo e del disinteresse verso gli altri, quando non del fastidio della presenza di altri che vediamo, anche senza confessarcelo come rivali, avversari, pericolosi ladri della nostra consueta e abitudinaria tranquillità e sicurezza.
E tutti sappiamo che in questa cultura solitaria che fa a meno degli indesiderati eravamo intrappolati, rinchiusi come, per necessità, lo siamo ora nelle nostre case. Il proverbio popolare “non tutto il male viene per nuocere” in alcuni casi si mostra vero. Il male, di qualunque tipo, fa soffrire e piangere, il male subito e il male fatto: c’è sempre qualcuno che ne rimane vittima.
Davanti al dolore, alla malattia, alla morte, alla delusione, quando il nostro cuore non si attacca morbosamente, possiamo lasciarci condurre alla riflessione, alla domanda e alla ricerca. Possiamo capire i nostri errori e quelli della società, le scelte sbagliate, gli egoismi escludenti, perché sperimentando il male diventiamo consapevoli e disposti a capire, diventiamo più attenti, più sensibili, più misericordiosi. Scopriamo che la nostra fragilità, che prima cercavamo di nascondere a noi stessi, diventa in realtà ciò che più profondamente ci collega, ci rende uguali, ci spinge a unire le forze e gli affetti. La storia di questi mesi ci ha dimostrato infatti il meglio di donne e uomini, dal personale ospedaliero all’esercito dei volontari che hanno dimenticato sè stessi per il bene di tutti. Molti affermano che dopo non sarà più come prima, ma questa trasformazione non è automatica né piove dal cielo: è piuttosto il risultato di scelte ponderate e convinte che è l’unica e irrepetibile strada per la salvezza di tutti.
Giovanni Perini