Una strada aperta verso la Pasqua

Siamo entrati nel tempo quaresimale: una strada aperta verso la Pasqua, verso la resurrezione, verso la vita. Una strada, appunto. Quindi, occorre percorrerla, camminarci dentro. Anche Gesù l’ha fatto, “spinto dallo Spirito nel deserto e vi rimase quaranta giorni, tentato da Satana” (Marco 1,11). In quella che potremmo definire “la quaresima di Gesù”, egli si prepara alla sua attività pubblica, alla predicazione di città in città, all’incontro liberante con le persone, allo scontro acceso con chi riduce la relazione con Dio a un freddo galateo religioso, al dono di sé per testimoniare con la sua vita ciò che lui conosce del Padre: Dio è Amore.

Per affrontare tutto questo, c’è un tempo in cui Gesù riflette, pensa, prega, è “tentato” di lasciar perdere, ma è anche “tentato” di approfittare del suo essere Figlio di Dio e costruirsi un’immagine prestigiosa, spendibile sul piano del potere e dell’avere. Fa delle scelte: respinge una logica autocentrata, di cui Satana gli fa intuire i vantaggi – niente fatiche, nessun impegno, niente croce – e sbilancia totalmente la sua vita verso il servizio alle persone concrete, l’annuncio della buona notizia che Dio è vicino, la testimonianza in prima persona che Dio salva chi si affida a lui.

Anche a noi cristiani è proposto questo percorso di presa di coscienza, di riflessione e di scelte per tenere alto il tenore della nostra ricerca di Dio, per non dimenticarci di dare senso alla nostra vita quotidiana, per non impantanarci nelle sabbie mobili del nostro “io” inquieto e spesso egoista.

Anche noi, allora, in questo tempo di Quaresima, possiamo riprendere in mano le redini della nostra vita interiore, riflettendo, pensando, pregando, facendo delle scelte, come ha fatto Gesù, lasciandoci guidare dalla Parola di Dio, che non ci chiede “pie pratiche”, ma conversione del cuore.

Ascoltiamola:
Misericordia io voglio e non sacrifici. Voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui. È forse questo il digiuno che voglio? Se toglierai in mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se offrirai il pane all’affamato, allora invocherai il Signore ed egli ti risponderà; implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!” (dal cap. 58 di Isaia)

Gli fa eco Gesù nel Vangelo di Matteo:
Quando fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra; quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; quando digiuni, profumati la testa, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo che è nel segreto. (Matteo 6,1-16)

Convertire il cuore significa allora essere autentici e sinceri nelle nostre azioni verso Dio e verso i fratelli, e la misura della nostra sincerità è data dalla discrezione, dal fuggire l’apparenza e l’ostentazione dei nostri gesti. Solo così le pratiche quaresimali del digiuno, della preghiera e dell’elemosina diventano spazio di ritrovata relazione con Dio e vera umanizzazione dei rapporti fraterni; solo così le tentazioni opposte di “lasciar perdere” o di cavalcare l’onda del “successo religioso” lasceranno il posto all’umile affidamento alla misericordia di Dio, al coraggioso spenderci perché l’azione di Dio raggiunga il centro della nostra vita e noi possiamo irradiare vita, speranza, fraternità; anticipo di resurrezione, o meglio: Pasqua di resurrezione già presente in ogni passo del nostro cammino quaresimale.

Sorelle Graziana e Valentina
Comunità “Solitudine e Comunione”