Spirito di Carità
A Pentecoste, lo Spirito Santo promesso dal Signore Gesù scende sulla comunità degli Apostoli, un evento unico nella storia cristiana. Ma costantemente, il dono d’amore che viene dall’Alto irrompe nella vita della Chiesa di tutti i luoghi e di tutti i tempi. Infinite sono le caratteristiche dello Spirito di Dio, così come i doni e i carismi che effonde sui credenti. Tra questi la Carità, quella soprannaturale, Dio in se stesso (I GV4,16) che si dona a tutti per amore. Se la carità è dono, chi vive nella carità è chiamato ogni giorno a donarsi senza riserve, interessi personali, senza escludere nessuno. La Caritas come organismo ecclesiale che intercetta, incontra, serve in tantissimi modi i bisogni umani, le nuove povertà, le emergenze. E già nella sua denominazione, contiene un impegno, una responsabilità e prospettive veramente grandi. Tradurre nel nostro tempo, la fantasia della carità costruendo con essa un nuovo umanesimo fondato sull’amore del prossimo, fatto di attenzione, cultura dell’incontro, dell’ascolto, dell’accoglienza, capacità di comprendere e le necessità reali delle persone. La carità dono dello Spirito Santo non si identifica con l’elemosina che ne è un aspetto soltanto; corrisponde ad aiutare le persone, giudicare esse stesse come figli e figlie di Dio, non un computo di fallimenti, ma come depositarie di doni, di risorse, di possibilità di riuscire, per trovare strade nuove per rialzarsi. La carità non annienta ed incasella nessuno, offre motivazioni per un cambiamento reale di vita, di condizioni, di progetti, in vista della realizzazione. Lo Spirito di carità si presenta però, non soltanto come un dono individuale, privato, autoreferenziale, viene elargito al singolo come chiamata e spinta all’amore e al servizio e al contempo alla comunità, alla Chiesa, al gruppo. Nel nostro caso alla Caritas intesa come comunità e comunione di persone, tutte orientate a riconoscere il volto di Cristo nel fratello e nella sorella, specialmente nei più deboli e poveri. Poveri di mezzi materiali, di affetti, di autostima, di relazioni autentiche, di cultura, di socialità. Pregare lo Spirito Santo datore del dono della carità, non è l’impegno del solo giorno di Pentecoste. Rimane una preghiera perseverante al Signore, un’invocazione a ricevere quella Luce e quel Fuoco di amore che imprime la carità nella storia di oggi, nella Chiesa, nelle associazioni, nel cuore delle persone invitandole a rispondere con generosità e con ardore.
Don Massimo Minola