Sgonfiare le nostre paure

Come tutti sappiamo la carità, insieme a fede e speranza (sostantivi di genere femminile) è una virtù (sempre femminile) teologale; anche le virtù cardinali sono femminili: fortezza, temperanza, prudenza e giustizia.

Per contro “vizio” è un sostantivo maschile; se però andiamo ad elencarli troviamo ira, accidia, lussuria… insomma una bella promiscuità di generi, che ben si addice al vizio.

Avere a che fare con molte donne è esperienza comune a tutti coloro che a vario titolo operano nel vasto mondo della carità. Addirittura si teorizza che le donne, per natura, siano maggiormente inclini alla cura delle persone, che il loro stesso corpo le determini all’accoglienza, tanto che affermazioni di questo tipo sono talmente radicate da non richiedere nemmeno una verifica.

La vita operosa nella carità ha un’immagine evangelica famosa: Marta di Betania, preoccupata di sfamare Gesù, mentre la sorella Maria, icona della vita contemplativa, sta seduta ad ascoltarlo.

Proprio su Marta di Betania esiste una bella leggenda, famosa in Provenza, dove la tradizione racconta che sia arrivata insieme a Maria e Lazzaro, dopo la resurrezione di Gesù, per evangelizzare quelle terre.

Si racconta che vicino ad un villaggio vivesse un terribile, enorme mostro, la Tarasca, che terrorizzava gli abitanti e che nessun cavaliere fosse riuscito a sconfiggere. Marta, impietosita dalla condizione degli abitanti decise di intervenire e si recò presso la tana del mostro. Invece di aggredirlo, come avevano fatto tutti fino a quel momento, lei gli preparò una zuppa, gli pulì la tana e, con l’aiuto di preghiere ed acqua santa, operò il miracolo: l’enorme e terribile mostro si rimpicciolì fino a raggiungere le dimensioni di un mansueto animale domestico.

Santa Marta vince perché agisce in modo diverso dagli altri, immagina che il mostro abbia bisogni umani, lo riconosce come simile a sé e rivolge a lui le attenzioni che rivolge a chi le è caro. E il mostro si sgonfia, come si sgonfiano i “mostri” che popolano le nostre paure, e diventano gestibili, familiari. E’ un approccio femminile al problema? Probabilmente sì, anche se richiede una bella dose di “virile” coraggio!

Vale però la pena di raccontare come finisce la storia: non appena santa Marta ebbe reso innocuo il mostro arrivarono i valenti cavalieri che, senza por tempo in mezzo, lo uccisero.

Che dire a commento di questa vicenda? Forse che se la carità è donna, il potere è di sicuro uomo. O forse che, se vogliamo imparare a convivere con le nostre paure, dobbiamo imparare dalle donne. Ma anche che è possibile sfruttare cinicamente la bontà e la carità per togliere forza a chi ci fa paura. Di sicuro che dovremmo tutti, uomini e donne, imparare da chi, come santa Marta, sa rendere innocui i “mostri” con il coraggio della carità.

Paola Lanza