La parola alla Garante
Il tema dello scambio tra interno ed esterno a tutt’oggi è uno dei pilastri fondamentali della funzione di garante dei diritti delle persone ristrette nella libertà personale. La creazione di momenti di incontro e interazione fra le diverse realtà, interne ed esterne, ha favorito e sollecitato la condivisione privata e pubblica circa i timori e le rappresentazioni classiche sul mondo della detenzione. Lo scambio tra interno ed esterno rappresenta inoltre un’occasione di riflessione intorno all’”essere persona ristretta nella libertà” da parte di chi vive tale condizione e di chi la osserva dall’esterno.
Come Garante, oltre a promuovere una partecipazione attiva delle associazioni che compongono il Tavolo Carcere, promuovo la partecipazione di pubblico esterno alle iniziative interne al carcere e viceversa, permettendo così alla cittadinanza di entrare per la prima volta in un istituto di pena, incontrare le persone che lo abitano, osservare la struttura e cogliere l’opportunità di conoscere le differenti attività ricreativo –educative che all’interno si sperimentano. Si apre così per gli ospiti del carcere la possibilità di mantenere un contatto con la società, rigiocando dinnanzi ad essa la propria immagine. Il teatro e le performance artistiche, per le persone ristrette, diventano quindi l’occasione per sviluppare l’opportunità di “autorizzarsi” e legittimarsi di fronte a schemi percepiti come immodificabili. Le parti interpretate, le opere create diventano, quindi, un’occasione di sfida alla sperimentazione di un ruolo nuovo all’interno delle mura e l’opposizione a questa immanenza, aprendo a nuove differenti progettualità future che nello scambio con la società esterna possono trovare un posto per una loro espressione. Il creare un ponte virtuale tra il dentro e il fuori le mura porta un contributo concreto all’approccio filosofico di “giustizia riparativa” dove si sostiene la percorribilità di un differente pensiero sul “fare giustizia” orientato a sollecitare l’evoluzione del concetto di pena e ad approntare risposte che promuovano l’apertura ad approcci culturali in cui i conflitti siano concepiti come opportunità di rilancio della coesione sociale.
Sonia Caronni