Il Bene che fa bene ci fa stare bene
Ci è mai capitato di vedere il Bene all’opera?
Un Bene fatto di cose semplici o grandi rivelazioni ma che, nella nostra vita, ha guarito!
Un Bene che guarisce relazioni, rapporti, cuori, situazioni, famiglie, intere comunità.
Se nei nostri tempi così stretti, fossimo capaci di fermarci un momento, dedicandocelo, pensando a noi, ne beneficeremmo sicuramente. Pensare a cosa? Pensare al bene, pensare a queste poche righe scritte all’inizio dell’editoriale.
Raccontiamoci di quella volta che abbiamo vissuto il potere di guarigione del bene, fatto o ricevuto, intorno a noi.
Qui si aprirebbero mille porte, qualche cassetto della memoria in cui abbiamo racchiuso il Bene visto e sperimentato, e scopriremmo che intorno a noi il Bene c’è, continuamente e costantemente, che aiuta, che ci fa star bene, che fa star bene, che ci rende persone migliori, in questa società dove SEMBRA che il bene non ci sia più.
Eppure le persone che ci credono, che lottano, che lo difendono, sono davvero tante, molte di più di ciò che immaginiamo. Infinite sfaccettature di Bene nelle nostre vite a volte così faticose, in cui sembra che l’ombra e la fatica siano gli elementi dominanti.
Non importa se il Bene l’abbiamo fatto o l’abbiamo ricevuto, se l’abbiamo visto o solamente inseguito, ciò che realmente conta è riconoscerlo, preservarlo, coltivarlo, curarlo, difenderlo e diffonderlo, allora si che sarà un bel contagio.
Il Bene unisce, catalizza, fa germogliare amicizie, relazioni, comunità, nelle associazioni, nei luoghi di lavoro e nella società.
Allora ecco che si inserisce il secondo pensiero: quanto è importante la speranza.
Come possiamo difendere concretamente questo bene, per proteggerlo e usarlo come medicina?
Quali sono i passi concreti che possiamo attuare?
Lasciamo parlare il cuore, lasciamoci consigliare, abbandoniamoci a quella fede, fondata sul bene, sull’amore verso Dio, verso di noi e verso gli altri, chiedendo allo Spirito che è il Bene per eccellenza, di contagiare e essere contagiati nello stesso momento.
Massimo Negro e Fabrizio Mosca