Giovane è… una comunità che condivide

 

 XVI CONFRONTO REGIONALE CARITAS PIEMONTE E VALLE D’AOSTA

Si è svolto sabato 26 maggio a Cussanio l’incontro annuale delle Caritas di Piemonte e Valle d’Aosta.

I giovani: dove sono? Questo è stato il tema proposto.

Una frase che troppo spesso sentiamo dire e diciamo nelle nostre comunità.

Giunti a destinazione ci siamo guardati intorno e la domanda è risuonata ancor più forte, l’età media si aggirava sui 50/60 anni.

Allora….come la mettiamo !?!

Calma, andiamo con ordine.

Alle dieci abbiamo partecipato alla celebrazione eucaristica nel Santuario Madre della Divina Provvidenza, presieduta da Mons. Francesco Ravinale, il quale durante l’omelia ci ha detto che i giovani dobbiamo saperli rendere partecipi del nostro impegno verso la carità. Proponiamo loro il gusto del servizio. Faremo loro un dono se saremo capaci di mostrare la gioia che proviamo nel servire.

Don Giovanni Perini ha poi introdotto i lavori così:

“Difficoltà a trovare i giovani, sofferenza nel non vederli, addossiamo loro la colpa. Chiediamoci però quale spazio diamo loro, quali responsabilità. Quanto imponiamo il nostro modo di agire senza metterci in ascolto delle loro nuove idee e delle loro capacità. Sono loro che non vengono o noi che chiudiamo le porte?”

Don Luca Ramello (direttore della Pastorale Giovanile di Torino e delegato regionale Piemonte-Valle d’Aosta) ci ha offerto ancor più ampi argomenti di meditazione:

“Scoprire dove sono i giovani è solo questione di SGUARDI :

con quale sguardo noi ci rivolgiamo loro? Con sguardo di indifferenza, superficiale, critico, cinico. Sguardo interessato perché ci servono per qualche attività da svolgere, oppure dobbiamo metterli in mostra in occasione di una visita del Vescovo? Ci servono per gestire l’oratorio, il doposcuola, il centro estivo?

Sappiamo invece rivolgere loro uno sguardo di compassione (con-passione) e coinvolgimento?

Dobbiamo sentire la loro presenza. Altrimenti rischiamo di sentirci dire: ERO GIOVANE E TU NON MI HAI GUARDATO.

Facciamo bei discorsi, ma poi stiamo al balcone; mettiamoci in gioco, apriamoci, accogliamoli, accompagniamoli e poi lasciamoli agire con le loro capacità e le loro nuove idee.”

Al termine della mattinata ci è sembrato di aver capito perché la giornata era rivolta a noi, e quali sono ora i nostri compiti, difficili da svolgere, ma non impossibili. Ne abbiamo avuto conferma nel pomeriggio quando abbiamo sentito le testimonianze di alcune Caritas (Novara, Cuneo, Saluzzo, Casale, Mondovì) che ci hanno dimostrato come sia possibile cambiare sguardo.

Siamo tornati carichi di spunti e di voglia di fidarci dei giovani sperando che loro accettino ancora di affidarsi a noi.