Futuro Minato

FUTURO MINATO

I Balcani: una guerra senza fine

 futuro minato

Caritas diocesana di Biella, in collaborazione con la Cassa di Risparmio di Biella,

presenta la Mostra “Futuro minato”

 Una mostra per ricordare gli effetti della guerra nel lungo periodo, quando i trattati di pace sono stati sanciti da anni e si è spenta l’attenzione su territori che restano colpiti e feriti. 

Dal 20 Gennaio fino al 7 Febbraio la Caritas diocesana di Biella, in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio, promuove la mostra fotografica di Rocco Rarandelli “Futuro Minato”. Stefano Zucchi, direttore della Caritas diocesana, introduce così le fotografie: <<Con i venti di guerra globale che ci circondano in questo inizio di nuovo anno tra Iran, Medio Oriente e Libia, sentiamo il bisogno di riflettere e vedere attraverso l’occhio sensibile del fotografo quali sono le conseguenze delle guerre nel lungo periodo per aiutarci a intraprendere percorsi di pace tra i popoli e tra persone anche nel nostro quotidiano>>.

Nel mondo migliaia di persone infatti continuano a morire a causa degli ordigni esplosivi, in particolare mine antipersona. Il 90% sono civili, donne, anziani e bambini. Durante le guerre degli anni Novanta, mine e bombe a grappolo furono massicciamente impiegate in Bosnia ed Erzegovina e in Kosovo. Una larga parte di queste non sono state ancora rimosse, condizionando l’utilizzo di intere aree e provocando vittime e feriti.

≪Le armi di distruzione di massa, in particolare quelle atomiche, altro non generano che un ingannevole senso di sicurezza e non possono costituire la base della pacifica convivenza fra i membri della famiglia umana≫. Il monito di papa Francesco al convegno del 2017 per un mondo libero dalle armi e per un disarmo integrale, ci ricorda che in effetti gli ordigni moderni hanno tutti lo scopo di distruggere e colpire in maniera indistinta, non certo di mirare in maniera “intelligente” i soli obiettivi militari: le mine antiuomo, le bombe a grappolo, le munizioni all’uranio impoverito, le bombe atomiche, tutte le diverse tipologie di armi chimiche e batteriologiche, fino alla recente MOAB, la “madre di tutte le bombe”.

Così mons. Pero Sudar, Vescovo a Sarajevo: «Se le mine rappresentano fisicamente un problema, di fatto è la società stessa ad essere minata. Ci vorrà più tempo per “sminare” la nostra società che togliere fisicamente gli ordigni, mezzi fisici di separazione tra le persone». Gli effetti di lungo periodo degli armamenti, uniti alla mancata eliminazione nell’area balcanica della “psicosi bellica”, devono farci mantenere alta la guardia e l’impegno a costruire percorsi di riconciliazione.

La mostra, allestita da una volontaria della Caritas di Biella attualmente a Sarajevo con i Corpi Civili di Pace Europei, e sarà visitabile gratuitamente presso lo spazio cultura della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella in Via Garibaldi 14 a Biella dal Lunedì al Venerdì 10:30-12:30 e 16:00-17:30. Le scuole e i gruppi sono i benvenuti e per loro l’apertura potrà essere concordata anche in altri orari.

 

Per maggiori informazioni:

spazio.cultura@fondazionecrbiella.it

015 099.18.68

 

Ulteriori approfondimenti si possono trovare nel Dossier “Futuro Minato” al link: https://www.caritas.it/materiali/Europa/ddt33_balcani2018.pdf in cui Caritas Italiana ha cercato di indagare l’eredità che il conflitto ha lasciato sulle nuove generazioni facendo emergere come l’interesse dei giovani kosovari e bosniaci rispetto alle vicende dei loro Paesi nasce dalla volontà di approfondire la conoscenza delle cause e dei fatti avvenuti durante la guerra, non solo per evitarne il ripetersi, ma anche per comprendere quali possano essere le conseguenze dell’odio e del pregiudizio.

 

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