Gioco d’azzardo al femminile
Il Progetto
Nell’ambito del Progetto “ECO-RELAZIONI – imparare ad usare l’empatia per ottenere una giustizia ambientale contro le discriminazioni sociali, civili, di orientamento sessuale e di genere.”.
Si è parlato del si è parlato del perché il gioco d’azzardo al femminile e come sia un fenomeno che sta dilagando e di cui si parla troppo poco.
Il progetto è finanziato dalla Fondazione CRB di Biella, l’Associazione VocidiDONNE organizza in collaborazione con Associazioni, Enti del Territorio e in particolar modo con il Tavolo GAP (Gioco d’Azzardo Patologico) un Caffè letterario giovedì 29 settembre presso Palazzo Ferrero. Sono stati ospiti della serata la Dottoressa FULVIA PREVER (Psicoterapeuta Responsabile Scientifico del Progetto Donne&Azzardo SUN(N)COOP: Referente Internazionale per EASG e ISSBA) e l’Educatore professionale Fabio PELLERANO, la serata è stata introdotta dalla Dottoressa Loredana ACQUADRO (Psicologa e psicoterapeuta SER.D ASL BI).
I relatori
La Dottoressa Fulvia PREVER ha presentato il volume “Donne e disturbo da gioco d’azzardo” perché il gioco d’azzardo al femminile è un fenomeno che sta dilagando e di cui si parla troppo poco. Un testo internazionale scritto e curato da donne, che parla alle donne di tutto il mondo, per ricordare che la dipendenza da gioco d’azzardo patologico non colpisce solo gli uomini, ma è un fenomeno trascurato che troppo spesso colpisce il genere femminile, portando a corredo un pesante stigma di genere, ma restando ciononostante poco studiato e compreso.
Con lei abbiamo cercato di dare risposte alle domande: Perché il gioco d’azzardo femminile rimane invisibile? Le donne e gli uomini giocano per gli stessi motivi? Ci sono interventi specifici e mirati alle esigenze delle giocatrici che vogliono uscire dalla dipendenza? Si può uscirne?
L’Educatore Fabio PELLERANO ci ha parlato del suo libro “AZZARDOPATIA. Smettere di giocare d’azzardo.”
Smettere di giocare d’azzardo non è facile, perché non si tratta di un vizio, di una cattiva abitudine, ma di una malattia, che come tale richiede una cura specifica, dai risultati non sempre certi. Il testo riporta le storie dei giocatori incontrati dall’autore che raccontano le strategie che hanno adottato per smettere, come gestire le ricadute e i progressi raggiunti.