Il Rapporto Caritas sulla povertà ed esclusione sociale 2019
“L’aumento della cronicità e dell’intergenerazionalità della povertà possono essere letti anche come campanelli d’allarme della scarsa efficacia nel tempo degli interventi di protezione sociale”. È quanto scrive don Francesco Soddu, direttore della Caritas Italiana, nell’introduzione del Flash Report sulla povertà ed esclusione sociale 2019 presentato nelle scorse settimane all’interno della quarta edizione del Festival dell’economia civile di Campi Bisenzio e in vista della terza Giornata Mondiale dei Poveri del 17 novembre 2019.
Oltre a riportare i dati provenienti dagli oltre 3.300 Centri di Ascolto di tutta Italia, un focus curato insieme a Legambiente è dedicato alle strette connessioni tra ambiente, degrado, povertà e giustizia sociale.
Se da un lato ci sono indicatori socio-economici che evidenziano un’Italia in apparente ripresa, scrive Soddu, “la lettura di tanti altri dati riportati nel testo evidenzia invece un incremento della vulnerabilità e della fragilità nel nostro Paese: aumentano le differenze sociali ed economiche tra il Nord e il Sud; la povertà dei lavoratori, soprattutto quella degli operai, conosce un trend di inarrestabile crescita (+ 624% dagli anni pre-crisi ad oggi); tra le persone che bussano alle porte della Caritas, appare sempre più evidente la diffusione di rilevanti bisogni di salute, a conferma della presenza di zone grigie all’interno del nostro sistema di welfare, incapace di farsi carico di alcuni diritti fondamentali”.
“I dati del rapporto Caritas – sottolinea Stefano Zucchi, direttore di Caritas Biella – raccontano di una povertà che si fa sempre più cronica, multidimensionale e persistente. Il tutto è testimoniato dall’aumento delle persone in carico alla rete Caritas da molti anni, cosa che sperimentiamo anche sul nostro territorio, e dall’incremento di coloro che vivono contemporaneamente fragilità di diversa natura, mescolando povertà materiali e immateriali”.
Secondo l’Istat, in Italia risultano oggi in uno stato di povertà assoluta 1 milione 800 mila famiglie (il 7,0% dei nuclei familiari), per un totale di oltre 5 milioni di individui (l’8,4% della popolazione). “Pur arrestandosi la crescita in termini percentuali – spiega il report della Caritas -, il numero dei poveri in valore assoluto è di fatto ancora ai massimi livelli dal 2005, anno a partire dal quale è disponibile la serie storica. La tanto attesa inversione di tendenza anche nel 2018 non si è dunque realizzata”.
Dato interessante che invece emerge dai dati dei Centri di ascolto è la continua crescita, della “incidenza degli italiani (il trend si registra ormai da diversi anni), mentre rimangono stabili in tal senso le differenze tra Nord e Sud: nelle regioni del Settentrione e del Centro il volto delle persone sostenute coincide per lo più con quello degli immigrati (che pesano rispettivamente per il 62,0% e il 61,4%), mentre nel Mezzogiorno le storie intercettate sono soprattutto di italiani (67,0%).
In continua crescita rispetto al passato la quota poi di chi vive “fragilità sul fronte della salute: tra gli italiani il fenomeno appare molto diffuso, riguardando infatti quasi una persona su cinque e si traduce per lo più in disagio psicologico (stati depressivi, disturbi mentali), in problemi legati a patologie oncologiche o cardiovascolari e in mancanza di autosufficienza.
“Nel rapporto nazionale – riprende Stefano Zucchi – vi è spazio di analisi circa le politiche di contrasto alla povertà. Nel sottolineare il fattore positivo dell’attenzione al tema negli ultimi anni secondo gli studi effettuati, “l’efficacia e l’adeguatezza delle misure nazionali rischia di essere inficiata da alti livelli disuguaglianza nei sistemi di offerta dei servizi e nell’accesso ad essi. Non bastano misure di contrasto alla povertà in un Paese profondamente diseguale come il nostro. È il motivo per cui contrasto alla povertà e lotta alle disuguaglianze devono ormai procedere di pari passo”.
Tra le criticità individuate in particolare sul Reddito di cittadinanza, l’orientamento e l’accesso ai servizi, a differenza del precedente Reddito di inclusione con i suoi Punti di accesso a titolarità comunale che garantiva l’esistenza di presidi di prossimità sui territori.
Anche per quanto riguarda il target dei beneficiari, sul Rdc ci sono margini di miglioramento. Sebbene il Reddito di cittadinanza abbia superato, come numero di beneficiari, il ReI, ci sono ancora tanti esclusi, in particolare stranieri extra EU e senza dimora. Il dossier è critico anche sulla “retorica iniziale che voleva che il Rdc fosse una misura a carattere lavoristico”. Secondo la Caritas, “nei fatti non si sta rivelando tale”.
Il report di Caritas italiana, tuttavia, guarda anche avanti.
“In sintesi emergono almeno tre riflessioni e prospettive – conclude Stefano Zucchi -. In primo luogo che per le persone che vivono in povertà l’attuazione della legge non è meno importante della sua passata approvazione. In secondo luogo che serve un’attenta osservazione e intervento sui dettagli per aggiustamenti progressivi e incrementali della norma che aumentino l’efficacia della misura. Infine che non si può perdere una storica opportunità, come quella attuale, per contrastare la povertà: occorre fornire elementi per il costante perfezionamento delle politiche nazionali. Con l’auspicio che si possa arrivare a un’azione sempre più integrata per poter rispondere alla multidimensionalità della condizione di povertà, attraverso un approccio globale e una visione integrale della persona “.
Per leggere il report: https://www.caritas.it/pls/caritasitaliana/v3_s2ew_consultazione.mostra_pagina?id_pagina=8489