Le stigmate del cristiano
Per introdurre il nostro tema sullo strettissimo rapporto tra Eucarestia e Carità possiamo fare riferimento a due testi in particolare. Il primo ce lo presenta il capitolo 11 della Prima Lettera ai Corinti che Paolo termina con queste parole: “Quando vi radunate per la cena aspettatevi/accoglietevi gli uni gli altri”.
A Corinto si sottolineava la celebrazione dell’Eucaristia con gesti di condivisione e di amore e c’era la consuetudine di far precedere alla mensa eucaristica un pasto fraterno di condivisione, dove venivano cancellate tutte le differenze tra ricco e povero, nobile o popolano, uomo o donna e consisteva espressamente nel mettere in comune quello che si portava da casa e condividerlo fra tutti. Senonché, chi arrivava prima mangiava tutto e chi arrivava ultima restava con la fame e si ricreavano così quelle ingiuste differenze che la vita e l’egoismo degli uomini rendevano abituali nei rapporti sociali. Paolo non può sopportare questa contraddizione tra quello che si vive e quello che si celebra, cioè il dono senza limiti di Dio manifestato nell’amore attraverso Gesù, soprattutto verso i poveri e i deboli. L’apostolo arriva a scrivere parole durissime a quei cristiani dicendo loro che facendo così, rifiutando cioè la condivisione del pane quotidiano, non erano più degni di celebrare l’Eucaristia e, anzi, che questa diventava il verdetto della loro condanna. Se non si capisce e non si diventa chiaramente consapevoli che non si può disgiungere la Messa dalla carità/amore quotidiano, che si traduce in compartecipazione dei beni e fraternità con gli ultimi, rischiamo il fallimento del nostro cristianesimo.
Il secondo testo ce lo presenta l’evangelista Giovanni al capitolo 13 del suo vangelo.
Siamo all’inizio della consumazione dell’ultima cena e a metà del pasto Gesù fa un gesto inaspettato e incredibile, che suscita i reclami di Pietro. Era usanza nel mondo antico per buona educazione e per significare il rispetto dovuto all’ospite inviare uno schiavo o, se il personaggio era importante, la stessa moglie del padrone di casa a lavare i piedi al nuovo arrivato. Solo dopo ci si coricava sui divani per la cena. Ma Gesù inaspettatamente sposta questo gesto di rispetto e accoglienza a metà pasto, probabilmente per un motivo molto semplice. Se lo avesse fatto all’inizio sarebbe stata una cosa normale, sarebbe sfuggita all’attenzione dei discepoli, ma quando più nessuno se lo aspetta Gesù rimarca il senso del pasto con il gesto della lavanda dei piedi, come per segnare indelebilmente l’identità del discepolo. Il discepolo è colui che impara dal suo Maestro a spezzare il pane insieme e a lavarsi i piedi vicendevolmente: “Come ho fatto io fate anche voi”. Eucarestia e servizio della carità sono le stigmate del cristiano.
don Giovanni Perini